Brexit: alla fine si sono pentiti. A volte quello che credevi di volere con tutte le forze si rivela un amaro boccone, questo è quello che sta accadendo in UK. “Prima l’Europa era come una grande festa dove gli inglesi erano il dj figo che tutti vorrebbero essere, adesso invece sono il ragazzo strano in un angolo della stanza!” Cit.
Cambiare tutto affinchè nulla cambi?
Ora mi chiedo, che accadrebbe se il parlamento britannico non ratificasse l’accordo così angosciosamente ottenuto? Perché ho la netta impressione che il sentimento degli inglesi sia quello di aver fatto una stupidaggine, sottovalutando i costi “emotivi” oltre quelli economici.
Forse non è solo un’impressione visto che i titoli delle maggiori testate giornalistiche inglesi stanno dando ampio spazio alla Brexit, com’è giusto che sia. Si, il costo emotivo è un costo a tutti gli effetti che si aggiunge alle preoccupazioni della mancata crescita nelle proiezioni da qui a dieci anni, fino allo scenario più catastrofico che sarebbe quello di un’ uscita senza accordi, in caso di mancata ratificazione dell’accordo “May”. In questo caso i costi metterebbero a serio rischio tutta l’economia della Gran Bretagna. Lo faranno comunque?
Cosa accade agli italiani-Uk in entrambi i casi
All’apparenza molto, in sostanza nulla perchè la verità è che siamo pesci troppo piccoli per risentire di queste correnti. Ma come fare a non avere un moto di tenerezza nei loro confronti sempre così pragmatici?
Brexit: alla fine si sono pentiti e ora sono confusi perchè combattuti tra il dover mantenere il volere uscito dal referendum e la consapevolezza che uscire davvero non si può e forse non si vuole nemmeno più. Ora ci aspettiamo una grande prova di diplomazia, una lezione su come ritrovare la luce fuori dal tunnel, salvando capra e cavoli. Le capre sono le persone con i loro sentimenti (davvero non volete essere i più fighi della festa?) i cavoli sono i soldi (davvero volete staccare l’assegno?) tutta questa storia in ogni caso costerà molto cara alla Gran Bretagna.
Ecco il cuore dell’accordo
Sempre che l’accordo venga ratificato dal parlamento, le cose stanno così: fino al 31 Dicembre 2020 tutto rimarrà invariato e le imprese ed i cittadini avranno il tempo di adeguarsi alla transizione. E’ possibile che questo periodo venga prorogato di comune accordo, nel frattempo i diritti e i doveri acquisiti dai residenti stranieri, rimangono tali.
Il parlamento inglese, un capolavoro di democrazia, costi quel che costi.
I voto vincolante del parlamento, in pratica è questo il vero x factor. In una sonora sconfitta incassata il 13 Dicembre 2017 dal governo May, un gruppo di deputati ha ottenuto di sottoporre al parlamento con voto vincolante, l’accordo con Bruxelles. Il capo dei “ribelli” promotore dell’emendamento è il deputato Dominic Grieve, che si è detto ispirato dalle parole di Winston Churchill secondo cui “un buon uomo di partito mette il partito davanti a se stesso, ma il Paese davanti al partito”. Ciò significa che nell’ipotesi di una bocciatura sarebbero mal di pancia per tutti, l’inizio del dibattito è previsto per il 4 Dicembre ma slitta il voto finale, non sarà una passeggiata di salute per nessuno. Una strana Brexit: alla fine si sono pentiti e se oggi ci fosse un nuovo referendum il risultato sarebbe diverso.