Nicola Russo è un giovane imprenditore che ha scelto l’Inghilterra come meta per realizzare i suoi sogni. Non è il solo, direte voi… Giusto. Ma la sua passione, la sua sconfinata carica emotiva, la sua umiltà e la sua passione (si, di nuovo!) ci ha spinto a domandargli conto di alcune cose. Cose che ci stanno a cuore (il mondo del lavoro inglese, la presenza di connazionali e della visione che gli “autoctoni” hanno di noi e del suo bellissimo ed importante progetto: Gideon. Poche ma sentite domande a cui Nicola ha voluto rispondere con garbo e professionalità.
Benvenuto su Italiani a Londra, Nicola! Nicola, nasce, cresce e sviluppa idee… da quando e dove? Insomma… parlaci un po’ di te!
Ciao Stefano, grazie per l’intervista! Mi chiamo Nicola Russo, ho 27 anni e sono nato a Foggia. Prima di laurearmi in Ingegneria Informatica presso l’ateneo di Roma Tre, ho frequentato il Liceo Scientifico A. Volta diplomandomi in 5 anni con una valutazione finale di 65/100. Non sono mai stato uno studente modello al liceo. Questo probabilmente perché non avevo realizzato che l’obiettivo vero non era “prendere la sufficienza” bensì spendere quel tempo per espandere la propria conoscenza e imparare a risolvere problemi.
La mia passione per i computer mi ha spinto verso l’università, dove mi si sono aperti gli occhi. Se si vuole creare qualcosa bisogna avere i mezzi per farlo. Oltre ai soldi (purtroppo o per fortuna), la conoscenza è una delle forze che muove il mondo.
Qual’è stato il tuo percorso professionale? Che cosa ti ha spinto infine ad approdare a Londra? È stata la tua / vostra prima scelta?
Subito dopo la mia laurea triennale iniziai ad avvicinarmi al mondo delle startup. La mia idea imprenditoriale nasce proprio tra i banchi dell’università di Roma 3 nei primi mesi del 2014. Ho sempre sognato di realizzare il mio J.a.r.v.i.s. e proprio in quel periodo mi resi conto che l’Internet of Things sarebbe esploso di lì a poco.
Coinvolsi immediatamente il mio collega e amico Michele Galli (una delle prime persone che conobbi dopo essermi trasferito nella capitale inglese) e inizialmente pensai di realizzare oggetti connessi per la casa per poi renderci conto che competere con i giganti del settore probabilmente non era l’idea migliore.
Decidemmo allora di sfruttare la concorrenza tra i big creando un’app per controllarli tutti. Nacque così Gideon Smart Home. Il lavoro da fare era molto e così iniziammo a costruire il team andando a pescare tra i nostri colleghi universitari e amici conosciuti durante i vari Hackathon e Startup Program. Si unirono dunque al team Adam Lamkharbech, Marco Matera, Silvia Di Nardo, Lorenzo Perniciaro, Giuseppe Matrella e Silvia Romiti. La prima opportunità di investimento (John Lewis plc) ci portò a Londra dove attualmente operiamo.
Da startupper cosa ne pensi della Brexit? Perché molti – anche tuoi colleghi imprenditori – ne sono spaventati
Diciamo che ancora non è chiaro quali saranno le conseguenze e quando effettivamente verranno poste in essere, ma è ovvio che c’è un po di preoccupazione. D’altro canto posso sicuramente dire che il settore in cui operiamo (Tech) è tra gli “intoccabili”. Un pilastro dell’economia londinese e del Regno Unito più in generale, quindi siamo piuttosto positivi.
Per altri settori sappiamo che potrebbero essere messe in atto alcune restrizioni, ma come ho già detto, dipenderà tutto dai negoziati in atto tra UK e UE. Londra è una città multietnica e multiculturale, caratteristiche essenziali per l’innovazione “disruptive”, che si sa nascere proprio quando persone diverse, con punti di vista diversi, fanno squadra per risolvere un problema comune. Non posso pensare che siano disposti a rinunciare a tutto questo.
Puoi farci un breve decalogo su cosa fare e cosa non fare in UK in ambito lavorativo? Ad un colloquio di lavoro valgono le regole che valgono in Italia o… diciamo che è tutto un altro “gioco”?
La mia personale esperienza mi ha portato in contatto con investitori privati e acceleratori di startup più che datori di lavoro. In quest’ambito posso dire che le analogie con il “sistema” italiano sono molte in termini di metodi di valutazione di un’idea imprenditoriale. Meno in termini di propensione all’investimento e alla “size” investita. Diciamo che qui le opportunità sono più ampie per chi vuole crearsi il proprio business da se.
C’è rispetto per la comunità italiana in Inghilterra? So che è davvero numerosa, forse al pari di quella americana…
Assolutamente si. Londra è una città molto civile, personalmente, in 2 anni, mi sono sempre sentito a casa.
Cos’altro diresti ad un giovane in partenza per il Regno Unito? Cosa si deve aspettare e cosa non si deve aspettare?
Gli direi di armarsi di pazienza per quanto riguarda la lingua, di portare dei vestiti caldi e magari qualche provvista da casa. Ecco, volendo trovare un paio di difetti a questo Paese, il cibo e in primis il meteo sono discutibili. Non piove tutti i giorni (al contrario dei luoghi comuni) ma il grigio è il colore predominante. E’ vero che ci si abitua presto, ma l’Italia è l’Italia.
Come ti vedi tra dieci anni?
Sicuramente felice per le esperienze fatte e molto probabilmente in Puglia! ?