Simonetta Agnello Hornby in una recente intervista ha un po’ ripercorso alcuni frangenti di vita vissuta, dall’infanzia dorata, fino ai giorni nostri. La famiglia, le origini e la vita a Londra, hanno assunto sfaccettature diverse, raccontate dall’autrice. Figlia dei nobili don Francesco (Cicì) Agnello Gangitano, barone di Signefari, e donna Elena Giudice Caramazza, Simonetta non ha vissuto propriamente da “baronessa”, ma da nobile sì.
Simonetta Agnello
Noto avvocato d’esperienza sul campo, la Agnello Hornby ricorda l’infanzia in una famiglia molto benestante. Ricorda gli agi, la vita in campagna, ma anche una madre che è stata fulcro per alcuni insegnamenti. La Agnello definisce la madre “santa”, poiché, consapevole della fortuna e della vita agiata, ricordava alla figlia fin da piccola che bisognava essere “custodi” del tutto ed essere riconoscenti.
Ciò significava avere un basso profilo e aiutare il prossimo. Simonetta Agnello ricorda questa madre che elargiva somme per aiutare chi doveva pagare una visita medica o fare altre opere di carità, senza mai vantarsene. Insomma, più volte definisce questa madre una “santa”. All’epoca secondo la Agnello le ragazzine di buona famiglia dovevano parlare almeno tre lingue straniere. Una di queste doveva essere il tedesco, che però per i fatti della Seconda guerra mondiale, Simonetta si rifiutava di parlare.
Dalla Sicilia a all’Inghilterra
Orbene, si pensò così di spostare l’attenzione sulla lingua inglese, quindi Simonetta Agnello fu mandata in Inghilterra. Qui, lontano dalla Sicilia, inizia una seconda vita, dove si dedicherà moltissimo all’avvocatura e dove anche troverà marito. Il matrimonio vede la nascita di due figli, ma non durerà. Come lei stessa afferma, l’alcol rendeva schiavo il marito e quindi egli stesso si allontanerà dal nucleo familiare: con grande pena ma senza altra via d’uscita.
La Hornby ricorda il grande impegno nell’avvocatura, specie per aiutare i bambini, che lei definisce non clienti, bensì “clientini”. Affronta molti anni di lavoro tra famiglie disagiate, problemi di divorzi difficili e quindi capisce che deve aiutarli. Le difficoltà non mancano e lei organizza uno studio con dei dipendenti giovani e valenti. Si stacca dal lavoro statale e capisce che lì può fare di più. Questa “missione” in cui si ‘immerge’ totalmente va avanti per molti anni.
Italiani a Londra come Simonetta Agnello
Poi quando comprende che non ha più energia, lascia che lo studio proceda da solo in modo indipendente. L’educazione dell’infanzia è un “imprinting” che ancora l’accompagna. La scrittura prende in qualche modo il sopravvento e come romanziera si ritaglia un ruolo importante da italo-inglese, ma anche nella letteratura contemporanea italiana. Talvolta trae ispirazione dalla cucina dell’infanzia, quella della madre. Dice di amare la cucina “lenta”, che permette di pensare e riflettere.
Ripropone i tipici piatti siciliani e alcuni se li inventa anche. Simonetta Agnello ha due figli, uno dei quali è affetto da una malattia degenerativa che non gli consente di muoversi facilmente, se non in carrozzina. Qualche tempo fa, insieme hanno effettuato un viaggio attraverso l’Italia, come testimonianza di vita vissuta, rimarcando come si possono muovere i disabili. Tra le fatiche letterarie anche La nostra Londra, scritto sempre con il figlio George.
La Mennulara
In qualche modo è un inno a due voci per una Londra che continua a crescere e a cambiare. Come una guida, è arricchita di itinerari inediti e particolari. La nuova edizione di La nostra Londra, è proprio un racconto personalissimo e appassionato, ormai un classico per chi ama la città o la vede per la prima volta. Specializzata nell’avvocatura minorile e giudice in Inghilterra, Simonetta Agnello Hornby vive a Londra ormai stabilmente dal 1972. L’avvocatessa siciliana è presidentessa del Tribunale Special Educational Needs and Disability. Da sottolineare che il suo romanzo d’esordio La Mennulara, è un bestseller tradotto in 19 lingue che ha ricevuto il 7 giugno 2003 il “Premio Letterario Forte Village”.
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