Oscar Wilde, divenuto leggendario per il suo estro, espresso già a partire dal periodo universitario, a Oxford. Eccentrico, vivace, estroso nel vestire. Adotta, dunque da giovanissimo uno stile di vita basato sull’estetismo, facendo in modo che la propria vita diventi essa stessa un’opera d’arte. Fondamentale è il principio dell’arte per l’arte, fine a se stessa. E anche per lui, l’Italia è “arte”.
Oscar Wilde
Wilde viaggiò molto. Visitò a lungo l’Italia e, durante questo periodo, scrisse moltissimo. Nelle corrispondenze che inviò ad alcuni suoi amici, Wilde descrisse le sue emozioni, i contatti che ebbe nel Belpaese e alcuni dei luoghi che lo incantarono. Andiamo a vederli più da vicino! Nel corso del suo viaggio nella penisola, diverse furono le tappe toccate da Wilde: Roma, Firenze, Napoli e Venezia. Ancora Palermo e Genova.
Vediamo adesso come descrive poeticamente alcune di queste città! Nell’estate del 1875, Wilde si trova Firenze e scrive al padre. Qui racconta dell’impatto emotivo che su di lui hanno avuto alcuni dei monumenti della città toscana. Oscar Wilde davanti alla meravigliosa Basilica di San Lorenzo rimane letteralmente folgorato dalla costruzione “alla classica maniera fiorentina”, dalla “lunga navata sostenuta da colonne greche” e dalle due Cappelle Medicee. Visitando Venezia, Wilde la descrive incantato.
I viaggi di Oscar Wilde in Italia
“Città appena sorta dal mare. Una lunga sfilata di chiese e palazzi addossati gli uni agli altri; dappertutto cupole bianche o dorate, e alti campanili. Nessuno spazio aperto in tutta la città se non in piazza San Marco. Rimane, poi del tutto ammaliato dalla Basilica di San Marco, che definisce tutta dorata e impreziosita da mosaici. Giunto a Milano, Wilde è colpito dalla città lombarda, che ha un grande impatto sul poeta; tanto che la considera una seconda Parigi.
Nella corrispondenza dell’epoca, trapela anche una grande ammirazione nei confronti della Pinacoteca di Brera. Il Duomo, forse perché gotico, con atmosfere esterne nord europee non lo colpisce positivamente. Quando poi Oscar Wilde si reca a Palermo la trova assolutamente splendida. Rimane letteralmente folgorato, anzi estasiato dalle tante dominazioni che hanno lasciato il segno nell’architettura e nello stile della città capoluogo della Sicilia.
Cappella Palatina
Ammira la Cappella Palatina “dai pavimenti ai soffitti a volta è tutta d’oro”; dove “ci si sente come si fosse seduti nel cuore di un enorme nido guardando gli angeli cantare”. Anche Napoli colpisce il senso estetico di Wilde, che si intrattiene, si lascia fotografare volentieri e si lascia anche accarezzare dal caldo sole che spesso loda. Come si può notare da questi estratti riportati, Wilde ammira l’Italia e ne trae ispirazione, poiché scrive molto dalla penisola italiana. Egli visita basiliche e pinacoteche, con lo stesso stupore ed entusiasmo che un qualsiasi turista curioso mostrerebbe nel visitare luoghi nuovi.
Quindi, leggendo le sue lettere è possibile riscoprire la penisola attraverso occhi nuovi, quelli di uno dei poeti più illustri dell‘800. Napoli era per Wilde, un altro soggiorno piacevole. “Sto diventando piuttosto bravo nella mia conversazione. Credo di parlare un misto tra Dante e il peggior gergo moderno”
Palermo, la città più bella del mondo
Tra gli aneddoti più divertenti c’è un’intervista fatta in un caffè. Vuotata quasi mezza dozzina di bicchierini di cognac, Wilde vuole andare via. Il giornalista vuole pagare, e fa tintinnare una moneta sul marmo del tavolino per chiamare il cameriere. Allora Wilde, senza scomporsi, risponde: “quando si chiamano, i camerieri non vengono mai: bisogna andar via, senz’altro vi correranno subito tutti dietro e pagherete più presto”. E così accadde. Palermo infine per lui era la città più bella del mondo, “i limoneti e gli aranceti erano di una perfezione così totale che sono ridiventato preraffaellita”.
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