Ben trovato su ItLondra – Italiani a Londra Roberto! Chi sei? Presentati ai nostri lettori!
Ciao! Beh che dire… ho 35 anni, napoletano di nascita, toscano di adozione e vivo da 6 anni a Londra. Lavoro nel settore farmaceutico come manager in ricerca clinica e viaggio molto sia per lavoro che per piacere. Adoro viaggiare e vedere posti nuovi.
Qual’è stato (e come è stato!) il tuo primo approccio con Londra / l’inghilterra? Le differenze che hai riscontrato con l’Italia sono sostanziali o no?
Bella domanda! Penso sia stato esattamente quello che si intende per “odio e amore”. Sono arrivato a Londra “di corsa”: in due mesi ho ricevuto un’opportunità di lavoro e mi sono trasferito con tutte le complessità di trovare una stanza, cominciare a lavorare, interagire in un’altra lingua e…essere solo. Se da un lato ero affascinato dalla città, dalle cose da fare ogni notte, dall’altro arrivavo a casa la sera con una stanchezza infinita e il mal di testa per aver passato un’intera giornata concentrato al 100% e essere frustrato perché non sentivo di aver dato quello di cui ero capace; comunicare in una lingua non familiare, non avere la padronanza del lessico e di esprimersi come hai fatto fino al giorno prima.
Le differenze con l’Italia, si sono sostanziali, o almeno le reputo tali. A parte la classica cosa che agli inglesi piace… far le code! La vita a Londra è frenetica, movimentata, convulsa e… stancante. Vengo da un paese di 60.000 abitanti e a Londra si trovano in un quartiere. Ma, allo stesso tempo, la vita è anche molto più schematica in UK; i processi sono chiari, lineari, da A a B a C e sai di cosa hai bisogno per passare da uno step all’altro. Il problema avviene quando abbiamo l’eccezione e per andare da A a B non è possibile seguire il processo; allora ogni cosa si blocca… In Italia invece siamo aperti a pensare “out of the box”, a trovare soluzioni, a “forzare” per arrivare alla soluzione. In UK a nessuno piace prendersi troppe responsabilità.
La Vecchia Britannia, secondo te, è davvero patria della meritocrazia?
Si penso di si. Almeno con me lo è stata. Sono italiano, l’inglese non è la mia madre lingua ma questo non ha mai bloccato il mio processo di crescita aziendale. Gli inglesi sono abituati ad avere stranieri intorno e forse ci facciamo più problemi noi italiani a non sentirci all’altezza. Chi legge mi prenderà un po` per gradasso, ma penso che noi italiani arriviamo più preparati in certi settori e ruoli, e facilita la possibilità di crescita e di avere posizioni a livelli più alti. E per legarsi a quanto detto prima… abbiamo più` spiccate doti di problem solving e pensare a possibili soluzioni invece che focalizzarsi solo su processi scritti .
Non posso non chiederti della Brexit: sei pro o contro?
Partiamo dal fatto che, ciò che ha fatto Cameron è per me un enorme esercizio di democrazia. Ha chiesto ai suoi cittadini, agli elettori, cosa volessero; e reputo anche molto ingenua la sua non- campagna contro la Brexit fino all’ultimo momento. Detto questo, sono contro il motivo per cui gli inglesi hanno votato la Brexit.
Io sono molto favorevole all’Europa. Alla fine, questa entità mi ha permesso di trasferirmi, fare questa esperienza in una maniera assolutamente semplice – nessun visto, documenti minimi perchè sono italiano e parte della comunità europea – forse meno complicata che per un siciliano di trasferirsi in trentino (o viceversa).
La possibilità di scambio, di viaggiare, di studiare, di lavorare e` secondo me il vero arricchimento di appartenere l`Europa e mi fa strano che gli inglesi non l’abbiano capito e non abbiano capito che il loro paese vive di questo e se veramente si attuerà` quella che chiamano Hard Brexit… sarà peggio per loro. Nel mio campo almeno, ci saranno meno fondi per la ricerca e anche l`EMA si trasferiraà` ad Amsterdam, che guadagno hanno avuto con la Brexit?
A livello personale, non ho chiesto ne` residenza permanente ne` il passaporto anche se sono qui da 6 anni e ho comprato casa. Penso che la richiederò (la residenza permanente NdR) soprattutto per la casa, pero` se fossi stato obbligato a prendere il passaporto, me ne sarei andato. Non e` questione di patriottismo ma ho avuto tanta rabbia per quegli inglesi che hanno votato la Brexit e poi hanno richiesto il passaporto Irlandese perchè un nonno lo è… A mio parere è ipocrisia.
Consigli per i giovani (e meno giovani) che, per motivi di lavoro o studio, sono decisi a fare un’esperienza nel Regno Unito?
E` un’esperienza da fare ma solo se si e` pronti a fare delle rinunce. E` una esperienza che ti da tantissimo, dal punto di vista personale, di crescita interiore e di conoscenza ma bisogna essere aperti. Non venire in UK se mangi solo il sugo fatto da mamma, non sei in Italia e frutta e verdura hanno sapore diverso perchè importati, il cibo costa in maniera diversa, le marche sono diverse e nei ristoranti trovi la pizza col pollo o gli spaghetti con le polpette spacciandoli per cibo italiano.
Non venire in UK se ti lamenti che fa troppo freddo a marzo quando vorresti la primavera perchè qui puoi stare mesi senza vedere il sole, non fai mai il cambio dell`armadio ma tieni sempre tutto a portata di mano e piove, piove spesso.
Non venire in UK se la prima cosa che fai è cercare l’amico italiano per andare a lavorare nel bar o ristorante italiano e vivere in una casa con 6 italiani.
Fai una esperienza in UK o all`estero per sperimentare, per vedere cosa c`e` oltre le mura di casa tua, per assaggiare gusti nuovi che magari non ti piacciono ma puoi dire di averlo fatto. Per osservare sulla metro stili di vestirsi diversi, ascoltare lingue che non sai da dove provengano e semplicemente sederti al tavolo di un bar e trovarti a parlare col vicino straniero come te.
Vieni in UK se sei disposto a conoscere e giudicare ma non condannare.
Ultima domanda: Dove (e come) ti vedi tra dieci anni?
Sicuramente non a Londra. Ho voglia di scoprire altri luoghi, anche se Londra non si finisce mai di conoscerla e muti sempre più velocemente, posso sempre tornarci come turista!