Salve Ing. Luca Palmiero! Grazie per aver accettato quest’intervista! Chi è Luca Palmiero?
Grazie a te per l’invito Stefano. Se avessi saputo che questa era la prima domanda, avrei ovviamente rifiutato l’intervista. Scherzo.
Potrei darti diverse risposte e tutte vere:
– potrei dirti che sono un Ingegnere Civile Freelance operante nel settore della progettazione e dell’ambiente che, spinto dalla voglia di confrontarsi ed esplorare il mondo professionale Nord-Europeo, ha trasformato una difficoltà in opportunità. Infatti a 40 anni, con mia moglie (avvocato), un bimbo di 6 mesi ed un incredibile numero di crediti maturati in Italia svolgendo l’attività professionale (e ad oggi mai incassati!), crediti nei confronti di imprese e clienti che non sono riusciti a fronteggiare la recessione economica successiva al 2008, ho scelto di fare uno step in avanti trasferendomi a Londra, dove oggi opero come Freelance Design Manager nell’ambito della progettazione Civile Strutturale;
– oppure che sono un blogger che si occupa di scrivere di ingegneria e sostenibilità sul proprio sito web, www.ambienteingegnere.it, con un occhio tecnico “critico” sull’Italia e sull’Europa in tema di normative, codici, modalita’ operative, scelte politiche etc;
– oppure una persona libera, che ha preferito da sempre l’indipendenza professionale al clientelismo ed alle “raccomandazioni”, pagando caro il prezzo di questa libertà ma anche godendo della “prospettiva” e dell’effetto positivo che questa scelta ha portato nella mia vita.
Ma quella che preferisco e’ questa: cittadino del Mondo che ha scelto di fare una esperienza in nord Europa con la propria famiglia per arricchire il proprio bagaglio umano, professionale, culturale e linguistico e veder crescere i propri figli in un ambiente multietnico e multiculturale.
Qual’è stato il Suo primo approccio da italiano con la Vecchia Britannia?
Ti premetto che il mio ultimo domicilio, prima di venire a Londra, era una splendida città del sud Italia, Bacoli, in Provincia di Napoli. Praticamente un paradiso di fronte al mare dove ero abituato all’aperitivo in spiaggia anche a febbraio in compagnia di un “mare” di amici. Trasferirmi in un paese nordeuropeo, con un clima ed un life style cosi’ diversi da quelli cui ero abituato… dire che e’ stato difficile e’ un eufemismo!
I primi tempi hanno visto un “ragazzo” quarantenne, con 15 anni di esperienza in Italia da libero professionista e consulente, lavorare con modalita’, normative tecniche e lingua diverse.
E’ stata la sfida piu’ grande della mia vita, la cui fatica “in solitario” e’ pari solo all’orgoglio che ho provato, e che provo ancora oggi, quando mi incontro con interlocutori che apprezzano la mia modalita’ professionale.
Pregi e difetti del mondo del lavoro inglese?
Il pregio? Il rispetto delle regole, delle procedure di qualita’, del ruolo dei singoli. Tutto questo concorre a formare un ambiente professionale “sereno” ed efficiente, dove il valore che porti ti è riconosciuto in pieno. Senza contare il fatto che operi in un paese dove cambiare lavoro e’ semplice e perdere il lavoro talvolta è la cosa migliore che possa capitarti proprio per l’enorme offerta di cui certi settori, come il mio, godono.
Questa grande offerta di lavoro rende vincente la flessibilita’, grazie anche alla esistenza di ammortizzatori sociali che consentono a chi non riesce ad inserirsi immediatamente nel mercato del lavoro di poter continuare a vivere dignitosamente. L’Italia solo ora sta muovendo i primi passi in questa direzione, che qui, invece, esiste da anni.
I difetti? Alcuni degli stessi pregi.
Il seguire le regole talvolta senza la necessaria flessibilità spesso produce empasse e non invece soluzioni.
In questo, ammetto, che noi italiani riusciamo a dare un valore aggiunto, riuscendo a trovare soluzioni alternative valide laddove l’applicazione pedissequa della norma/regolamento non lo consentirebbe.
Com’è la vita in UK? Sui forum e nei social network si leggono pareri contrastanti… spesso il Regno Unito viene definito come una sorta di nuova America primo Novecento… altre volte sembra essere invece tutto il contrario.
Oggi, in UK, se non sei “skillato” (ovvero s e nonhai competenze specifiche e certificate) non ti e’ facile trovare lavori che ti consentano di guadagnare abbastanza da fronteggiare il costo della vita.
Fare impresa, invece, è il top. Il carico fiscale basso unito ad una economia veloce e ad una domanda enorme fa di questo paese, e di Londra in particolare, uno dei migliori posti d’Europa per imprendere.
Non posso non chiederLe due parole circa il Brexit… Pro o contro?
Per risponderti, devo per forza partire da lontano, rischiando di essere considerato “demagogico”. La mia visione di mondo è UNITO.
Diversi ma UNITI.
L’Europa rappresenta un riferimento mondiale di questa volontà di iniziare un processo di unione tra popoli anche così diversi tra loro. Purtroppo l’Unione Europea oggi e’ avvertita dai cittadini come una unione Economico/finanziaria e non invece come un’unica continuità territoriale dove le persone possono avere stessi servizi, welfare, regime fiscale, etc.
Per comprendere il voto di “stomaco” dato dai britannici su brexit, occorre ricordare i fatti della crisi greca che portò, nel luglio del 2015, al primo referendum sull’uscita di una paese dell’UE: il Grexit, poi successivamente disatteso da Tsipras alla ricerca di un accordo con l’UE. Quei fatti, tuttavia, influenzarono profondamente l’opinione pubblica, dando un’immagine dell’UE meramente “esattoriale”.
Ciò, insieme ad una propaganda strumentalizzata da una certa parte politica alla ricerca di consensi (che dipingeva il “non-Britannico” come uno scroccone di benefits o un “ladro di lavoro”) ha contribuito a fare il resto.
La realtà invece è che moltissimi dei non-Britannici che vivono qui hanno prezione skills che sono ricercate da questo mercato (medici, infermieri, ingegneri, architetti, chimici, etc), sono produttivi ed in grado di fare considerevoli redditi con le cui imposte si pagano anche i benefits di tante famiglie inglesi.
E’ evidente che sia UK che EU perdono reciprocamente forza procedendo con il Brexit, sono certo che entrambi manovreranno questo processo per renderlo il meno efficace possibile ristabilendo, con altra forma di accordo, la stessa relationship.
Ultima domanda, che pongo a tutti gli intervistati: come (e dove!) si vede tra dieci anni?
Dove il mio lavoro possa avere un effetto ancora piu’ diretto e positivo sulla qualità della vita delle persone; la componente sociale, etica, umana ed ambientale della mia professione e’ spesso sottovalutata solo a vantaggio di business. Invece il ruolo dell’ingegnere ha un peso enorme sulla qualità della vita delle persone.