A quanto pare, tra le vittime della Brexit potrebbe esserci anche la storica Portobello Road. Non è semplice affrontare tutta la nuova documentazione, le onerose tasse e le complicate e pachidermiche attività burocratiche; richieste ora alla frontiera.
Portobello Road
Tutto ciò, nonostante i nuovi accordi bilaterali, stanno mettendo in difficoltà i piccoli commercianti, che operano nell’alveare e brulicante mercatino londinese. Stanno investendo i commercianti, valanghe di fogli e moduli da riempire. Il personale della dogana, giornalmente, devono controllare e obbligare gli esercenti a etichettare meticolosamente ogni oggetto in transito; per entrare nel Regno Unito. Tutto ciò ora è indispensabile, ma molto macchinoso.
Serve a calcolare le aliquote d’importazione e anche l’imposta sul valore aggiunto; determinate sulla base di informazioni talvolta un po’ fumose. I costi al dettaglio poi lievitano, perché si è dovuto spendere più tempo e denaro per anno di produzione di una giacca di pelle, di una borsa vintage, o di una tazza. Parliamo di centinaia di ogni sorta di merce di ogni natura e fattezza; compresa la ceramica o il vinile. Catalogare tutto diventa macchinoso e talvolta il gioco non vale al candela.
Portobello Road e la Brexit
Alcuni stanno già sulle spine, con l’ulteriore mazzata della pandemia, e non vedono roseo il futuro del più famoso mercatino delle pulci di Europa. Al momento l’’industria delle carabattole e del medio e grande antiquariato potrebbe essere falcidiata da non pochi ostacoli. Portobello Road, che tanti italiani anche noti stilisti italiani hanno sempre frequentato, rischia di ridimensionarsi e diventare l’ombra di se stesso; oppure di abbassare le serrande in modo definitivo.
Stiamo parlando di un luogo di ritrovo, e un’attrazione simbolo di Londra, già Londinium! Le nuove regole sul trasporto merci che hanno già messo in crisi l’industria del pesce e dei crostacei del Regno Unito, tuttavia, stanno abbattendosi anche sui commercianti e i rivenditori di antiquariato. Molte delle anticaglie, dei vestiti vintage, della bigiotteria e delle stoffe, che si vendono nelle bottegucce o, sui banconi all’aperto, provengono non soltanto dal Regno Unito, ma dai posti più disparati.
Ursula von der Leyen
Ricostruire tutta la cronistoria è un’impresta talvolta impossibile. Chiedere complesse bolle di trasporto e affrontare lunghe attese, per l’importazione a norma di legge di mobili e chincaglierie, sembra imprescindibile. Buona parte della merce, attraversa la Manica e proviene quasi sempre dal territorio Francese. Prima della Brexit, era normale andare in Francia con un furgone, per cercare merce nelle fiere.
Poi si rientrava in UK senza problemi. Ora però il mercato dell’industria dell’antiquariato potrebbe essere gravemente falcidiato. Ci si muove in un ginepraio. Ricordiamo però che al termine di negoziati con il Regno unito, la Commissione europea ha raggiunto un accordo per definire le condizioni della futura collaborazione. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso soddisfazione. L’accordo è stato definito equilibrato; per proteggere gli interessi europei; garantendo una concorrenza leale. Si spera che la situazione venga calmierata dopo la Brexit.
Fiera di Sunbury
Presto i turisti torneranno a passeggiare lungo Portobello Road e si spera che possano trovare l’atmosfera di un tempo. I commercianti temono di non riuscire a contenere i costi; occupati a doversi districare tra restrizioni e difficoltà nella compilazione delle carte di import/export.
Considerando che parliamo di mercato delle pulci, ovvero di riciclare carabattole scovate in soffitta. Una delle domande più ricorrenti è cosa ne sarà a livello economico dei 700 rivenditori che si danno appuntamento alla fiera di Sunbury, con quella di Newark, nel Nottinghamshire. Si tratta di una cartina tornasole; tra le più grandi del Vecchio Continente.
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