La medicina in epoca vittoriana era davvero molto lontana dai criteri contemporanei scientifici. Parliamo di un periodo, ricorreva a strani metodi empirici; talvolta a sistemi poco ortodossi, cui il paziente, doveva sottoporsi.
La medicina in epoca Vittoriana
Raccontare degli sviluppi della medicina nell’Ottocento richiederebbe capitoli interi, e forse ben più di un libro. In questo periodo storico, si passa dalle conoscenze empiriche, dure a morire, della medicina tradizionale, ad altri sistemi. Spesso ci si rifaceva alla superstizione, lontana da un effettivo riscontro scientifico.
Il metodo scientifico, in terra anglosassone in piena industrializzazione, convivente della “fuliggine”, mette radici lentamente. E’ stato inevitabile lo scontro con il retaggio secolare antico, di una mentalità poco incline ad accogliere innovazioni. La medicina in epoca vittoriana è tuttavia al punto di svolta. Nondimeno, è in questo periodo che arrivano i primi vaccini, le prime conoscenze microbiologiche, e i primi rudimenti sulla disinfezione. In questi decenni inizia la ricerca che in breve tempo porterà la medicina a essere quella che oggi conosciamo nel metodo. Se pensiamo che gran parte delle malattie veniva, secondo le teorie del periodo, causata dall’aria, dai miasmi malsani.
La medicina in epoca Vittoriana e gli oppiacei
Basta pensare che nel 1858 il Tamigi superò ogni record di cattivi odori. Da qui comprendiamo il concetto del “cambio d’aria”. I malati, secondo i medici, dovevano andare al mare o in luoghi ritenuti salubri. Oppure pensiamo alle precauzioni per non aver ricambio d’aria nelle stanze. Tuttavia solo i ricchi potevano andare nel sud dell’Europa; spesso in Italia per respirare aria di mare e prendere un po’ di sole.
Ecco però che si delinea anche la nuova frontiera della farmacia, piena di misture, erbe e sciroppi dalle qualità miracolose. Sono gli anni in cui arrivano gli imbonitori da fiera; quei ciarlatani che proponevano, anche con falsi testimoni, i rimedi più improbabili. Nondimeno, sono anche gli anni della pubblicità nascente e il settore medico non fa eccezione. Si pubblicizzava l’oppio in bottiglia, secondo la pubblicità; padre di tutte le cure. Esistevano molte boccette a base oppio, cannabis e cocaina.
Laudano
Oggi conosciamo queste sostanze come droghe, note per la loro pericolosità e tossicità; nonché dipendenza. In epoca vittoriana invece erano considerate ottime base per rimedi medicinali di vario genere. Il laudano, era il rimedio principe per vari tipi di sofferenze, dai dolori agli stati di agitazione. Lo inventò Paracelso nel sedicesimo secolo, ed è a base di oppio macerato in vino o alcol. Si usava come analgesico, e creava spesso dipendenza. Non solo il laudano conteneva oppiacei, ma numerosi rimedi per la tosse. Fra le cure più usate per tutti i mali si annoverano i famosi salassi; affidati spesso alle sanguisughe, o a bisturi, poco e male disinfettati. In epoca vittoriana, per via delle condizioni igieniche, si temeva il colera, la peste, la difterite, e tante malattie esantematiche. Malattie come il vaiolo, morbillo, scarlattina; varicella, parotite, rosolia erano quasi impossibili da evitare.
Stricnina
Un capitolo a parte la sifilide, il tifo. Anche la tubercolosi era così diffusa da determinare perfino modelli di bellezza femminile; incredibilmente una malattia alla moda. La medicina in quegli anni si cimentò con il mercurio l’arsenico. Inoltre i vari composti ammoniacali. Si tentò anche la strada delle tinture vegetali più varie. Un capitolo a parte meriterebbero i presunti ricostituenti o corroboranti. Entrarono sul mercato innumerevoli tonici; in particolare per sostenere i delicati organismi femminili; così soggetti a debolezza. Rimedi fenomenali anche per aiutare le signore desiderose di figli, erano molti. Ma l’epoca vittoriana è stata prolifica per cure per far crescere i capelli, come l’olio di macassar. Tuttavia esistevano anche sciroppi al riguardo. Non può mancare nell’armadietto dei medicinali vittoriano; la pillola per i pallidi e un po’ di stricnina come ricostituente.