Italiani a Belfast, un connubio che va avanti da secoli e sembra incredibile. Pochi lo sanno, ma lo stesso Guglielmo Marconi, mito italiano di grande successo internazionale, ha un po’ di whiskey nel sangue.
Italiani a Belfast
Ancora oggi, esiste una fiorente e solida comunità italiana di circa 1600 persone, radicata da oltre un secolo a Belfast, nell’Irlanda del Nord. Da queste parti è nata anche la madre del noto premio Nobel, con un forte legame con gli italiani dell’Ulster. La comunità tricolore per lo più è originaria di Casalattico e della Valle di Comino in generale. La famiglia della madre di Marconi produceva wiskey e tra l’altro si pensò di dedicare una produzione anche a Marconi, con tanto di etichetta.
In ogni caso non sono in molti a sapere che uno degli italiani più influenti del secolo scorso, l’inventore delle trasmissioni radio, era per metà di origini irlandesi. La madre di Marconi, Annie Jameson, cantante e spirito libero dell’epoca, conobbe il futuro marito da studentessa in Italia. La famiglia della ragazza non la prese bene, poiché tra i due c’erano diciassette anni di differenza.
Annie Jameson madre di Guglielmo Marconi
Gli irlandesi erano abituati a pensare agli italiani come a dei venditori di gelati, spazzacamini, e ambulanti vari. Tuttavia Giuseppe Marconi non era affatto spiantato e tanto meno un avventuriero. Era un agiato proprietario terriero, rampollo di una famiglia importante di Bologna detta la “grassa”. Annie testarda, compiuti i 18 anni lo sposò e del resto anche lei non era affatto povera in canna. Annie era, infatti, la figlia di Andrew, uno dei due fratelli fondatori della distilleria Jameson di Dublino.
Avevano però origini scozzesi, e imparentati con un altro marchio del malto distillato, gli Haig. Ad ogni modo, tutt’ora il Jameson è un dei simboli irlandesi. Si sa, per il paese del Trifoglio, il whiskey è un vero simbolo inamovibile. La distilleria originaria, quella di Dublino, oggi è attiva soprattutto per via dei turisti.
Distillerie di Dublino
Anche oltre Oceano, gli irlandesi impazzivano per Marconi e nel 1003 al Waldorf-Astoria di New York gli dedicarono il Marconi cocktail. Accadde in occasione di una delle prime trasmissioni radio transoceaniche, gli auguri del presidente Theodore Roosevelt a re Edoardo VII. Oggi l’Italia trascura un po’ la figura del premio Nobel, ma non la Jameson che come accennavo, al fisico bolognese ha dedicato una limited edition del suo distillato.
Oggi il grosso della produzione si realizza a Cork. E certamente una visita agli alambicchi Jameson, se qualcuno si trova nella città di Joyce, è tappa che non bisognerebbe perdersi. Marconi, religioso, con la radio voleva salvare delle vite umane e ci riuscì anche in modo eclatante. La sua creazione, oltre a rendersi celebre per i messaggi tra teste coronate, salvò circa settecento dei naufraghi del Titanic.
Telegrafista Jack Philips – Italiani a Belfast
Il telegrafista del primo, sfortunato transatlantico, Jack Phillips, colui che riuscì a chiamare i soccorsi, era proprio un dipendente del fisico italiano. Tornando all’Irlanda, non possiamo non ricordare l’italiano Lord Charles Forte, un vero mito. In ogni caso, oggi si calcolano in circa 8000 gli italo-britannici con discendenza della Valle di Comino, ridente area della provincia di Frosinone. Un grazie va alla lungimiranza del paese del trifoglio, perché se Marconi è riuscito a dimostrare le sue intuizioni, si deve al fatto che gli dettero molti mezzi per sperimentare le sue creazioni.
Foto – Facebook – Pixabay