Consuelo Zaccaron, grafica freelance da nove anni a Londra. Un’italiana schietta, verace, piena di consigli, opinioni e piccole grandi verità. Potevamo lasciarci sfuggire l’opportunità di intervistarla? Decisamente no! Ecco un breve botta e risposta che la simpatica e professionale Consuelo ci ha concesso.
Benvenuta su ItLondra! Grazie per aver accettato quest’intervista! Chi è Consuelo Zaccaron? E perché ha scelto l’Inghilterra per vivere e lavorare? Pentita di questa scelta?
Grazie del benvenuto e della possibilità di scrivere della mia esperienza! Mi chiamo Consuelo, ho 36 anni e sono originaria di un piccolo paesino del Veneto. Nel 2008, all’età di 27 anni, mi sono trasferita a Londra con l’assoluta certezza che sarei rimasta solo per un anno. Giusto per imparare l’inglese e farmi quella famosa “esperienza all’estero” indispensabile per poi tornare in Italia e trovare il lavoro della vita.
Da allora sono passati 9 anni, un lavoro in un ristorante messicano dove non parlavo inglese ma spagnolo, il mio primo lavoro come grafica nel seminterrato di una tipografia. Cinque intensissimi anni in uno studio di packaging, due / tre viaggi importanti in giro per l’Asia e il mio attuale lavoro da freelance. Dopo essermi diplomata in grafica a Firenze, e dopo aver passato il classico iter post-laurea/diploma che prevedeva, tirocinio 1, non pagato. Tirocinio 2, non pagato. Lavoro 1, con contratto a progetto. Lavoro 2, con contratto a progetto.
Partire
Capii che le cose non sarebbero migliorate e decisi che un’esperienza all’estero (magari pagata) sarebbe stata al caso mio. Alcuni amici si erano già trasferiti, chi a Londra, chi a Barcellona. Scelsi la prima semplicemente perché, per il design, la città sembrava quella che poteva offrirmi più occasioni ed era anche più adatta al mio stile. Ricordo il grandissimo senso di incertezza prima della partenza, non sapevo in cosa mi sarei imbattuta o se mi fossi trovata bene. Ma con il senno di poi posso affermare con certezza che l’aver scelto di lasciare l’Italia per Londra sia stata una delle decisioni più importanti della mia vita. Non sono quindi per niente pentita della scelta fatta ma a volte mi domando se non sia il caso di cambiare, visti anche gli ultimi avvenimenti politici e il lento ma costante rialzo del costo della vita.
Brexit: deve farci davvero paura?
Sono mesi che mi viene chiesto di questo argomento ogni volta che faccio ritorno a casa in Italia. Sembra che non si debba parlare d’altro. Normalmente l’ordine delle domande e’ questo (e andiamo dai miei familiari, al vicino di casa, al barista). 1. Come stai? 2. Per quanto rimani? 3. Oh ma la Brexit? La cosa buffa è che nessuno sa nulla, politici britannici compresi! L’unica cosa che mi sembra di capire è che la questione “come trattare i cittadini europei in suolo britannico” stia diventando una sorta di merce di scambio che il governo britannico vorrebbe usare per ottenere più o meno favori su questo “trattamento di fine rapporto”.
In tutta sincerità non so come cambieranno le cose. So solo che ha risvegliato negli animi delle persone (di ogni nazionalità, qui residenti) una coscienza e un senso di unione che prima non si percepiva. Il giorno dopo il referendum, dopo il primo shock iniziale, ci siamo sentiti più europei e più uniti di quanto lo fossimo mai stati prima.
Cosa manca all’Italia per essere una nuova “Inghilterra”? Ma quest’Inghilterra ha davvero una marcia in più, lavorativamente ed economicamente parlando?
Secondo me L’Italia non può e non deve essere un’Inghilterra 2.0 ma deve diventare un’Italia 2.0. L’Italia potrebbe prendere spunto da paesi come l’Inghiterra, appunto, ma anche e soprattutto da paesi come Danimarca, Svezia, Finlandia, Germania e capire come migliorare. Non limitarsi a fare delle domande, ma ricercare delle soluzioni concrete e creare progetti realizzabili. Da quando sono qui vedo con occhi diversi l’Italia. Ne vedo i mille pregi ma anche i mille difetti.
Stesso ragionamento vale per L’inghilterra. È come quando si è incapaci di comprendere la natura dei propri problemi. Ne siamo coinvolti da troppo tempo e li guardiamo ed analizziamo sempre dallo stesso punto di vista. Bisognerebbe staccarsi, vedere la situazione dall’esterno, cambiare prospettiva e magari chiedere un parere a qualcuno che non ne è così coinvolto ma che ne capisce in materia.
Un nuovo punto di vista
In sostanza ci servono nuovi punti di vista. Magari ci si rende semplicemente conto di esserci intestarditi sulla questione sbagliata. Può non risolvere il problema ma sicuramente ne schiarisce le idee.
Ho sempre la sensazione che l’Italia arrivi sempre in ritardo, rallentata e bloccata da una cultura, da una società (e da una classe politica) di vecchio stampo, che prediligono continuare ad utilizzare delle arcaiche e già testate metodologie che hanno si funzionato nel passato ma che non necessariamente possano ancora essere considerate valide ora.
Esempio. In Italia la ricerca del “posto fisso” è ancora un’utopia. E’ il sogno di chi ricerca un lavoro. Contratto a tempo indeterminato, orari fissi, ferie pagate e sicure. In UK, sta aumentando la ricerca invece del lavoro fatto “su misura” che ti dia la flessibilità di scegliere come e quando lavorare, in base alle proprie necessità. Orari flessibili, gestione personale delle ferie e possibilità di lavorare non necessariamente dall’ufficio.
Praticamente in Italia ora si aspira ad avere ciò che la Gran Bretagna ha da almeno quindici anni. Peggio. In Italia si aspira ad avere ciò la stessa Italia aveva durante gli anni ottanta!
Non sarebbe il caso di aspirare a qualcosa di più moderno e consono al tipo di società in cui viviamo ora?
È questo un po’ quello che personalmente blocca me, ed altri come me, fuori da molti anni nel ritornare in patria. Non siamo pronti per fare dei passi indietro!
Consuelo, come ti vedi tra dieci anni?
Già immaginare la mia vita tra un anno sembra difficile, figuriamoci tra dieci! Posso però scrivere la prima cosa che mi passa per la testa. Mi immagino in un luogo che io possa finalmente chiamare casa, che sia qui o in Italia o altrove. Una casa però costantemente aperta e piena di tutte le persone che ho incontrato e vissuto in questi anni. Londra per me è stata soprattutto questo: l’aver avuto la possibilità di incontrare inaspettatamente tantissime persone provenienti da tutte le parti del mondo e chiamarle amici, senza differenze di nazionalità, lingua, colore della pelle e religione. Frase banale lo so, sentita e risentita più volte ma che per me corrisponde decisamente alla realtà: non saprei dirlo meglio.
Ultima domanda: Consigli su chi vorrebbe adesso sbarcare in Inghilterra per cercare lavoro?
Beh partirei con: “Fatelo possibilmente entro marzo 2019!”, data dell’attuazione della famosa e sopra citata Brexit. Le cose potrebbero essere diverse e più complesse, successivamente. Magari no, ma nel dubbio, se proprio l’Inghilterra vi sta nel cuore, io ci proverei prima di quel tempo.
18 maggio 2008, data del mio arrivo a Londra. Un buon 98% delle persone che conosco che si sono trasferite qui o che hanno vissuto qui in passato hanno ben in mente la data del loro arrivo. È un giorno importante, di svolta, difficile da dimenticare, per certi versi. Ok il nostro tipo di emigrazione non è paragonabile a quella avvenuto più di cento anni fa, dove si lasciava letteralmente tutto e tutti per non tornare. Nel nostro piccolo, però, lasciamo qualcosa di assolutamente certo, per qualcosa che chiaramente non lo è, e la maggior parte delle volte lo facciamo da soli. Eccitante ma può spaventare. Siatene coscienti.
I consigli di Consuelo: flessibilità e tanta pazienza
Dovete essere flessibili ed avere pazienza perché imparare qualcosa di nuovo ha bisogno di tempo. La lingua non si impara in una settimana e la cultura non la si capisce completamente nemmeno in 9 anni. Cercate lavoro? Se sapete poco la lingua, studiate e lavorate, se la sapete perfettamente allora informatevi su come funziona il lavoro qui! Venite preparati e con tanta voglia di fare. Non è facile ma alla lunga gratifica. E poi ci si diverte pure tanto!
Ultimo ma non meno sentito. Se il venire qui è stata una vostra scelta, ponderata e voluta, intendo… vi prego di limitare al minimo le lamentele di come la Gran Bretagna non sia l’Italia. È un dato di fatto: i due Stati sono decisamente diversi l’uno dall’altro, quindi fatevene una ragione o cercate un paese simile all’Italia, piuttosto.
Cose da sapere prima di prendere un biglietto di sola andata per la ridente terra d’Albione:
-
Non piove spesso ma il cielo e’ spesso grigio;
-
Da ottobre a marzo = inverno;
-
Da aprile a giugno = Primavera;
-
Luglio = Estate;
-
Agosto e settembre = primavera umida;
6. Caffè, pasta e pizza sono arrivati anche qui. Ergo… non si mangia male.
Per saperne di più clicca qui.