Confetti in inglese, pronunciato proprio così, vuole dire coriandoli; cosa alquanto bizzarra per noi, eppure c’è una lunga storia dietro, legata naturalmente all’Italia e alla nostra storia millenaria.
Confetti in inglese
Il coriandolo, inteso come pianta, è ben noto dai tempi antichi per moltissimi usi. E’ curiosa e forse non casuale la descrizione della “manna celeste” ricordata nel passo biblico del libro dell’Esodo che la accosta proprio ai semi di coriandolo. Anche i romani usavano i semi del coriandolo ricoperti di miele come buon augurio per determinate festività.
Era considerato come una sorta di “bon bon” pregiato da mangiare durante le occasioni importanti. Inoltre, c’è una teoria, secondo la quale, il confetto dolce nasce nel 1200 d.C. circa; periodo in cui sia le mandorle, sia l’anice e e i semi di coriandolo si ricoprivano da uno strato di miele indurito, come in epoca romana. Erano dolci molto apprezzati nelle famiglie nobiliari, le quali usavano conservare questi semi di coriandolo dolce in preziosi cofanetti decorati.
Coriandoli in inglese si dice confetti
In molti avranno sentito parlare del fatto che in epoca rinascimentale, per festeggiare il Carnevale si usava lanciare confetti colorati che consistevano proprio in semi di coriandolo ricoperti di zucchero. L’origine delle abitudini che scandiscono il nostro calendario è, infatti, molto antica; quindi questi confettini dolci sono presenti da millenni nella nostra cultura.
Nel periodo del Carnevale come dicevamo, durante il 1500, i semi di coriandolo si glassavano e si lanciavano in aria tra i carri e le sfilate in maschera. Inoltre esiste una fonte del fiorentino Giovanvittorio Soderini, autore di trattati di botanica del XVI secolo, che lo conferma. A lui spetterebbe la prima menzione dell’uso di ricoprire di zucchero i semi di coriandolo per trasformarli in piccoli confetti da lanciare. Sappiamo poi che da secoli c’è un’emigrazione italiana verso l’Inghilterra e, infatti, in inglese i coriandoli vengono chiamati confetti. Confetti come termine è più semplice da pronunciare per gli anglosassoni.
Semi di coriandolo ricoperti di glassa
Non dimentichiamo che la maggior parte degli immigranti parlava il dialetto e confetti misti con coriandoli si usavano nei matrimoni, ma nel definirli si generalizzava dicendo “confetti”. Successivamente però questi “confetti” ottenuti dai semi di coriandolo vengono sostituiti gradualmente da pezzettini di gesso colorati; per poi essere definitivamente rimpiazzati da cerchietti di carta colorati molto più economici.
A quanto pare è a Milano, nella seconda metà del 1800, che l’ingegnere Enrico Mangili, avvia il commercio dei “coriandoli” così come sono oggi. Impiegò del materiale di scarto proveniente dall’allevamento dei bachi da seta. Però va detto che secondo un’intervista RAI del 1957, l’origine dei coriandoli apparterrebbe all’ingegnere triestino Ettore Fenderl. Sarebbe stato lui agli inizi del 1900, che avrebbe sostituito il gesso con la carta colorata.
Confetti in inglese si dice coriandoli
Tuttavia è interessante ricordare che proprio l’utilizzo dei semi di coriandolo dà il nome a ciò che risulta essere una delle pratiche più caratteristiche e peculiari della festa popolare del Carnevale: il lancio dei coriandoli. Dal periodo rinascimentale in cui era in uso lanciare dai carri del Carnevale dei semi di coriandolo, poi sostituiti da pezzetti di carta che ancora oggi chiamiamo allo stesso modo, il passo è breve. E’ ovvio che la tradizione sia stata portata dagli italiani anche nel mondo anglosassone. Alla fine, i costosi confetti, sostituiti dai colorati dischetti di carta hanno mantenuto solo il nome di coriandoli. Ed ecco svelato l’arcano: dai confetti che ci si lanciava addosso durante il Carnevale e ai matrimoni, si è giunti ai giorni nostri. E, allora, confetti per tutti!
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