La regina Vittoria, che ha dato il nome a uno stile, “vittoriano” appunto, rimase molto colpita dall’italiano re Vittorio Emanuele II. Lo conobbe nel 1855, in occasione di un viaggio che il conte Camillo Benso di Cavour, aveva organizzato. Era un momento di stasi della guerra di Crimea. Il fine era di sollevare lo spirito di Vittorio Emanuele II, colpito dalla morte della moglie. Forse invece si voleva organizzare un altro matrimonio, rafforzando al contempo, i legami tra Piemonte con Francia e Gran Bretagna.
La regina Vittoria
La regina Vittoria, scrisse spesso del re con cui era in sintonia, più di qualunque altro regnante europeo. Lo definiva un uno strano uomo, sregolato e spesso sfrenato nelle passioni, specialmente per le donne, ma un coraggioso, prode soldato. Lo ricordava come un cuore generoso, onesto, e con molta energia e grande forza.
In quell’occasione Vittorio Emanuele fece davvero colpo sulla sovrana, malgrado i modi spicci di un uomo che amava andare a caccia e stare in campagna. I giudizi di Vittoria, consegnati al suo diario, e alla sua corrispondenza privata, sono molto significativi. Inoltre di lui diceva che sì era rozzo, che ballava come un orso, e che parlava anche in modo sconveniente. Tuttavia scrisse che era certa che se fosse entrato un drago, tutti sarebbero fuggiti, tranne lui. Era sicura che Vittorio Emanuele avrebbe sguainato la spada per difenderla. Scrisse che era un cavaliere medievale, un soldato, questo Savoia!
La regina Vittoria e re Vittorio Emanuele II
La regina scrisse anche che quando si conosce bene Vittorio Emanuele, non si può fare a meno di amarlo. Lo definiva franco, aperto, retto, giusto, liberale, tollerante, e con molto buon senso profondo. Scriveva finanche che non mancava mai alla sua parola e si poteva fare affidamento su di lui. La regina inglese rimase quindi affascinata da questo re che trovava stravagante e diretto. Tuttavia, in Inghilterra si tentò di combinare per lui delle “improbabili nozze”.
I promessi sposi erano Vittorio Emanuele II appunto, vedovo di Maria Adelaide d’Asburgo, e una cugina della regina Vittoria. Parliamo di una certa Maria Adelaide, stesso nome della moglie defunta. La poverina era detta “fat Mary” poiché era piuttosto corpulenta. Probabilmente Cavour cercava di accasare il re, per toglierlo dalle braccia della bella “Rosina”, che detestava profondamente, ma aveva fatto male i suoi conti. Vittorio Emanuele era legatissimo alla donna che poi sposò in nozze morganatiche.
La bella Rosina
La regina decise anche di attribuire al sovrano sabaudo, l’Ordine della Giarrettiera, il cui collare è oggi custodito ed esposto all’Armeria Reale di Torino. Poi, siccome i britannici simpatizzavano con la causa italiana, al re vedovo venne quindi proposta una principessa inglese. A Vittoria non sarebbe dispiaciuto affatto imparentarsi con i Savoia e per la cugina Mary sarebbe, in teoria, un’ottima sistemazione.
Tuttavia, probabilmente il re aveva già giurato amore eterno a Rosina. Inoltre, la cugina della regina Vittoria, personalità opaca, non era per niente entusiasta di sposare il futuro re d’Italia. Certo sarebbe stata regina, anche se all’epoca ancora solo di Sardegna, ma i suoi eventuali figli sarebbero comunque stati sempre in secondo piano. La cara nobildonna sapeva bene che il re aveva molti figli, e quel genere di calcoli all’epoca si facevano per bene.
Cavour
Da parte sabauda poi c’erano più che dei dubbi, soprattutto perché Vittorio Emanuele non aveva alcuna intenzione di risposarsi con una principessa. Voleva una vita in campagna con le pantofole, e come dicevamo, era “impegnato”. Cavour insisteva, per due motivi. Voleva un’alleanza internazionale per contrastare l’Austria nella penisola, e poi voleva evitare che Rosa Vercellana, detta Rosina appunto, diventasse la moglie del re. Il Conte Cavour perse su tutta la linea, e non digerì mai l’affronto. Rosa Vercellana vinse la partita e la regina Vittoria rimase piuttosto delusa, ma nei suoi diari resta l’uomo che per lei avrebbe sconfitto un drago.