Ben trovata, Elisa, sulle pagine de ItLondra! Presentati ai nostri lettori e parlaci un po’ di te!
Ciao a voi! Ebbene sì, 11 anni in quel di Londra ormai. Arrivata dopo l’esperienza di un annetto in Germania, appena dopo aver conseguito la laurea come interprete e traduttrice. L’idea era di passare qui sei mesi per sciogliere un po’ la lingua e imparare l’inglese ‘vero’, proprio come avevo fatto con il tedesco in Germania. Fortunatissima (era però il 2007!) ho trovato lavoro dopo una sola settimana, ai tempi il Job Centre funzionava benissimo: un solo colloquio, inizio subito come receptionist a tempo pieno in un hotel di Covent Garden. Fantastica esperienza che consiglio a tutti per impratichirsi con l’inglese. Nonostante gli studi in Italia, serve moltissimo un lavoretto per iniziare a capire come funziona il tutto, lingua compresa! La carriera nell’ospitalità è arrivata senza neanche chiederla, una promozione dopo l’atra ed il ritorno a casa quindi posticipato a data da destinarsi, complici gli amici e colleghi ormai diventati una seconda famiglia ed il gusto di potermi mantenere da sola. La crisi italiana ha tolto poi ogni dubbio. I passi successivi avevano molto senso in UK, comprare casa a Londra era chiaramente un buon investimento, quindi mi sono ‘accasata’ qui. Mettersi in proprio e cominciare un’attività tutta mia, più facile a farsi che a dirsi qui in UK! Dopo ben sette anni di direzione d’albergo e con la nascita del mio bimbo, la decisione di aprire un’azienda di cosmetici naturali The Real Stuff Organic Skincare. Da ormai quattro anni creo e produco prodotti biologici per tutta la famiglia. Fin dai primi mesi, è stato lampante quanto il governo inglese aiuti i piccoli imprenditori: poca burocrazia, tasse ragionevoli ed una trasparenza nelle leggi e regolamentazioni che non credo abbia eguali, sicuramente non in Italia, purtroppo.
Ed eccomi qui, dopo 11 anni, imprenditrice, mamma e moglie a Londra, chi l’avrebbe mai detto?
Sei da anni in quel di Londra ed hai quindi vissuto le fasi pre e post referendum Brexit. In “strada”, nella vita di tutti i giorni, cos’è cambiato nei rapporti interpersonali tra inglesi e.… non inglesi secondo la tua esperienza?
Ho molto amici inglesi e credo che il Brexit sia stato un voto di ribellione contro il sistema politico dell’Unione Europea più che il desiderio di ‘cacciare via tutti gli immigrati’, come molti credono. Il sistema qui è a prova di straniero. Tutto molto semplice anche solo a poche ore dall’arrivo: il tube, il NIN, aprire un conto in banca… persino la dichiarazione dei redditi! Ci si riesce a destreggiare molto presto e lo straniero viene molto aiutato. Nulla di comparabile con il complicatissimo sistema tedesco (quantomeno secondo la mia esperienza) per esempio od il nostro. Personalmente reputo fondamentale il rispetto delle usanze e la responsabilità di imparare la lingua per chi arriva e decide di lavorare ed integrarsi. Sicuramente l’intolleranza esiste anche qui, ma sinceramente non mi sono mai sentita discriminata. Certo è innegabile che un inglese, in quanto madrelingua, avrà sempre una marcia in più rispetto ad uno straniero: conoscere la lingua alla perfezione non basta: sono le piccole sfumature che fanno la differenza, saper cosa è appropriato dire o non dire nelle varie situazioni… cosa ‘condividere’ anche solo a parole con gli altri è davvero un’arte da imparare per noi stranieri. Sembrano piccole cose, ma c’è una sensibilità completamente diversa nella cultura anglosassone. Non mi sento di dire che gli inglesi siano più freddi, né riservati rispetto a noi… ma anzi credo che siano molto attenti a non mostrare giudizi od opinioni non richieste. E questo per un’italiana, imparare a farlo è davvero difficile e sicuramente innaturale.
Per molti non-inglesi il pensiero più urgente è conseguire la cittadinanza britannica: unico modo per stare tranquilli e sentirsi più sicuri. Per quanto se ne possa dire, niente è certo su cosa accadrà una volta in atto il Brexit ed alcuni di noi hanno davvero troppo da perdere per rischiare. La mia azienda inoltre esporta in tutta Europa e spero che anche dopo il Brexit potrà continuare a farlo senza essere troppo penalizzati da dazi doganali, sia sulle vendite che nell’acquisto di materie prime e packaging made in Europe.
Sostanzialmente quali credi che siano le differenze tra Italia e Inghilterra? Mi riferisco al modo di vivere, all’approccio ai problemi della vita e non solo all’ambito lavorativo…
Come dicevo prima è il modo di non giudicare apertamente, non offrire opinioni non richieste, quello che balza più all’occhio, a mio parere. Qui non si ‘osa’ dare un parere se non richiesto espressamente, ed anche in quel caso, ci si esprime con molto tatto.
Mi ha poi “scioccato” la cena alle 5:30… I bimbi vanno a letto alle 7 e poi gli adulti hanno la ‘loro serata’, questo per me dice moltissimo sulla cultura britannica. Ci sono matrimoni a cui non puoi portare i bambini… tutte cose che un’italiana fatica davvero a comprendere. Ma attenzione questo non significa che la famiglia non sia importante per loro, anzi. Ci sono tradizioni forti e la famiglia ne è sicuramente al centro, ma con modalità davvero distanti dalle nostre.
Che consiglio daresti ad un giovane che vuole venire a vivere in Inghilterra? Cosa si deve aspettare?
Se volete venire, venite prima del Brexit!!
Ho visto molti connazionali trasferirsi qui: alcuni hanno adorato la vita frenetica e le mille possibilità che offre, altri invece sono corsi via a gambe levate. Credo si debba capitare nel momento giusto… Per me è stata l’esperienza perfetta da fare a 25 anni, ora non ne avrei la capacità di adattamento sinceramente. Condividere la propria stanza, il bagno, la cucina… prendere il bus di notte, un’ora e mezza di mezzi per arrivare al lavoro… il tube, il caos…
Ora sono molto felice di avere il mio laboratorio vicino casa, in un quartiere tranquillo vicino all’Olympic Park, zona ricca di verde e spazi per bambini e il non dover fare la pendolare a Londra ti regala un paio d’ore al giorno tutte per te!
È stata ed è ancora una bellissima esperienza in ogni sua parte, da cui continuo ad imparare molto: non avrei mai potuto aprire il mio business senza tutte queste esperienze, lavorative e non.
Dove ti vedi tra dieci anni?
Molto probabilmente in Spagna, sperando di poter continuare ad esportare i miei prodotti in tutta Europa, UK incluso. Brexit permettendo!