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Theresa May verso la Brexit, l’ultimo tentativo è fallito

Theresa May - cartello di un manifestante

Gli scenari possibili della Brexit. Theresa May il primo ministro sta trattando per evitare una possibile uscita senza accordo. Cosa che sembra non volere nessuno, sarebbe un vicolo cieco che potrebbe costare molto, soprattutto alla Gran Bretagna. Ora è tempo di trattative febbrili e di un possibile rinvio.

La Brexit si avvicina e la situazione è in stallo

Il primo ministro Theresa May si trova ad un punto cruciale della sua carriera politica, decisa a non tirarsi indietro e a portare avanti le trattative sulla Brexit con l’Unione Europea. L’accordo, faticosamente raggiunto, a fine anno è stato bocciato dal parlamento. Ora per il capo dei conservatori si apre l’ultima fase: quella di vincere il braccio di ferro con l’opposizione, che è decisa a non cedere neppure un millimetro.

Theresa May all’uscita del n.10 di Downing Street

Il parlamentare Jeremy Corbyn, leader dei laburisti all’opposizione, ha più volte attaccato aspramente la May. Non ha mai nascosto la sfiducia nell’operato del primo ministro, decisa a uscire ad ogni costo dall’Unione Europea alla data fissata: il 29 Marzo 2019.

Tre possibili soluzioni

La Hard Brexit proposta dalla May, si materializza come un fantasma sempre più vicino e sarebbe decisamente un disastro imprevedibile l’uscita senza accordo. La posizione di Jeremy Corby invece è la Soft Brexit, cercare una soluzione soft per evitare ripercussioni a breve e lungo termine. Inoltre anche se nessuno lo ha mai espresso chiaramente, un nuovo referendum è una delle opzioni.

Turisti sulle rive del Tamigi

Conseguenze possibili

Theresa May sembra essere decisa a portare avanti la Hard Brexit. L’ultimo tentativo sarà richiedere un rinvio alla UE, le regole prevedono che tutti i 27 paesi dell’unione europea siano d’accordo. Il parlamento inglese, non la sfiducia ma la tiene sui carboni ardenti delle bocciature di qualunque accordo porti a casa. L’impressione è che il governo inglese, apparentemente incapace di esprimersi, stia in realtà cercando di evitare l’uscita.

Sviluppi sicuramente imprevedibili

Un’uscita in realtà non prevista dalla statuto europeo, ovvero il caso che uno dei paesi componenti voglia abbandonare l’unione. Un rebus che i padri fondatori hanno lasciato risolvere ai posteri. Il dilemma posto sul piatto della diplomazia non è tanto quella dei costi economici, alti ma prevedibili, piuttosto quella dell’impatto imprevedibile sul futuro dell’economia britannica. Un impatto pratico a partire dagli effetti delle importazioni del settore alimentare (Londra è un mosaico multietnico di cibi) alle grandi aziende che si preparano a lasciare il Regno Unito, come la Honda che chiuderà una linea di produzione che occupava più di tremila posti di lavoro.

Guadagnare tempo

“Saranno trattive lunghe e difficili ma con gli inglesi ci siamo abituati”. Angela Merkel lo aveva previsto già due anni fa, dopo il primo incontro con la sua omologa inglese. La verità è che James Cameron, precedessore di Theresa May e fautore del referendum del 2016, non è stato sufficientemente chiaro sui costi e sul percorso di uscita dall’Europa. Non si aspettava il risultato o non lo avrebbe mai indetto. Ha messo di fatto il suo paese in una situazione di isolamento e di debolezza.

Il tempo vola

E’ quasi certa la richiesta di un rinvio dopo la seconda bocciatura

Tirarla per le lunghe e creare confusione è un modo per guadagnare tempo e sopprimere tutte che le conseguenze imprevedibili. L’ultimo tentativo è fallito  il 12 Marzo e la May è di nuovo in parlamento sperando di strappare un accordo interno sul confine con l’Irlanda, reale nodo. Ora che la proposta è stata bocciata, ogni nuova opzione può essere presa in considerazione, anche quella di un nuovo referendum. Il Regno Unito è ancora in tempo per cambiare idea.

Theresa May verso la Brexit, l’ultimo tentativo è fallito ultima modifica: 2019-03-14T09:00:41+00:00 da Mara Austen Diamanti

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