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Intervista a Luigi D’Onofrio: Londra è vita vera!

Luigi

Ben trovato sulle pagine de ItLondra, Luigi! Presentati ai nostri lettori e parlaci un po’ di te!

Mi chiamo Luigi D’Onofrio, sono un infermiere. Mi sono trasferito a Londra nel gennaio del 2015. Come altri colleghi a quel tempo, quando sono arrivato nel Regno Unito avevo già un contratto di lavoro in tasca, che ho poi firmato il primo giorno.

Tramite agenzia di recruitment, sono infatti stato assunto dal Moorfields Eye Hospital, un ospedale oculistico (il più grande e conosciuto al mondo, non ne avevo idea prima di essere assunto). Lavoro tuttora per lo stesso Trust, presso l’A&E (Accident and Emergency) della sede principale, a Old Street.

Sostanzialmente quali credi che siano le differenze tra Italia e Inghilterra? Mi riferisco al modo di vivere, all’approccio ai problemi della vita e non solo all’ambito lavorativo…

Francamente, non avrei mai pensato di riuscire ad adattarmi ad una realtà lavorativa straniera, tantomeno in una metropoli. Sono originario di Pescara, una cittadina “di provincia”, per cui non credevo che mi sarei immedesimato nello stile di vita o lavorativo dei Londoners. Eppure, non ho fatto grande fatica. Londra è ben organizzata, i trasporti pubblici mi hanno fatto dimenticare lo stress di guidare un’auto. Se voglio un momento di relax, mi reco in quelle che chiamo le “bolle del silenzio”, in genere i parchi. Le occasioni di arricchimento culturale e di svago sono infinite. Conosciamo tutti a Londra il problema dell’alto costo degli affitti e della necessità di condividere la residenza con altri, ma ho selezionato bene le convivenze (ho sempre vissuto con colleghi italiani) e la scelta mi ha dato ragione, finora.

L’ambiente lavorativo è un discorso a parte. Gli italiani hanno un’eccellente preparazione in ambito infermieristico, è per questo che sono tuttora ricercati dagli ospedali inglesi. Se però la parte clinica viene immediatamente assorbita, il più importante scoglio da superare, per chi inizia a lavorare per la sanità britannica, è quello linguistico. Si comunica con tanti colleghi e pazienti e si capisce presto che, tra l’inglese scolastico appreso in Italia e quello parlato, esiste un abisso, reso ancora più complesso, per un infermiere, da molte peculiarità della comunicazione sanitaria in UK. Gli inglesi, per esempio, adorano usare acronimi ed abbreviazioni, che rendono però alcuni discorsi incomprensibili a chi non è del campo. Con gli anni, la lingua diventa fluente, mentre ci si scontra sempre più spesso con la complessità della macchina organizzativa dell’NHS.

Brexit: dobbiamo temerla o no? Qual’è la tua opinione in merito?!

Il Brexit è per gli infermieri, ma anche per i medici, un falso problema. L’NHS soffre di enormi e croniche carenze organiche. Si contano, attualmente, 40.000 posti per infermieri vacanti. Tant’è che si parla di accordi speciali per gli skilled workers, come noi, nel post-Brexit. In realtà, il nostro sbarramento è rappresentato dall’obbligo di certificazione linguistica. A partire dal gennaio 2016, viene richiesto, per l’iscrizione al Registro NMC degli infermieri inglesi, lo IELTS (livello 7), recentemente affiancato dall’OET (Occupational English Test). Riconosco la necessità di una adeguata preparazione linguistica, ma il livello imposto – che non trova evidenze scientifiche – è risultato così ostico da aver portato alla bocciatura anche di madrelingua, come australiani e neozelandesi, oltre ad aver causato un crollo di nuove iscrizioni di professionisti comunitari, nel periodo 2016/17, del 96%, rispetto allo scorso anno. Sono dati che hanno aggravato la difficoltà di ricerca di nuovo personale ed allarmato anche i vertici dell’NHS.

Che consiglio daresti ad un giovane che vuole venire a vivere in Inghilterra? Cosa si deve aspettare?

Ricevo in continuazione richieste di informazioni su come trasferirsi nel Regno Unito, da parte di colleghi che vivono in Italia. L’infermieristica britannica esercita ancora un notevole fascino, a prescindere dalle vicende politiche, ma soprattutto in conseguenza della disastrosa situazione occupazionale degli infermieri italiani, troppe volte sottopagati od assunti con contratti precari. Tuttavia, molte notizie arrivano ancora in modo sommario e talvolta inesatto.

Lavorare per la sanità inglese offre straordinarie opportunità di crescita professionale, impensabili in Italia, ma non è il paese del Bengodi, come credono alcuni. Per questa ragione, ho inizialmente deciso di raccontare le mie esperienze su un blog, che ho denominato “Il mio Regno per un infermiere”, parafrasando la frase di Shakespeare “il mio Regno, il mio Regno per un cavallo!”. Oggi, dopo due anni, scrivo per riviste specializzate in Italia ed ho fondato, con un team di altri 7 colleghi, un gruppo Facebook, la Italian Nurses Society, che punta a diventare l’associazione ufficiale di riferimento degli infermieri italiani in UK.

D’altronde, ci manca una rappresentanza istituzionale, così la stiamo mettendo in piedi autonomamente. Al momento, siamo solo un’entità virtuale, ma ci scambiamo le nostre esperienze e conoscenze e ci forniamo reciproco supporto. Cerchiamo anche di rappresentare un quadro fedele della realtà sanitaria britannica ai colleghi che hanno manifestato interesse e ci seguono dall’Italia. Al momento, siamo in 600, ma contiamo di diventare molto più numerosi. Solo gli infermieri italiani che lavorano per l’NHS sono oltre 2.600, senza contare i dipendenti del settore privato.

Dove (e come!) ti vedi tra dieci anni?

È una domanda che mi ricorda molto i colloqui che sostenevo in Italia. Me la ponevano spesso ed io rispondevo sempre con un sorriso ironico. È una domanda che non amo. Sto per compiere 40 anni e da tempo ho smesso di pianificare la mia vita nel lungo termine, perché ho dovuto riprogrammare più volte la mia vita. Ho moltissimi sogni nel cassetto, che cercherò di realizzare un po’ alla volta, anche a seconda della loro fattibilità e di nuove opportunità che mi si presenteranno. Del resto, quattro anni fa non avrei mai pensato di varcare i confini italiani, neppure per un periodo di studio, figuriamoci di lavoro!

Grazie per la disponibilità!

Grazie a voi per questa opportunità!

Intervista a Luigi D’Onofrio: Londra è vita vera! ultima modifica: 2018-03-29T11:40:31+01:00 da Stefano Labbia

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