I Mac’n’cheese sono un piatto di origine italiana, ma hanno avuto un successo incredibile nel mondo anglosassone. Eppure in Italia un piatto così sembra non esistere. I Mac’n’Cheese sono quei famosi maccheroncini conditi col formaggio filante usati come side dish, ovvero piatto di contorno.
I Mac’n’cheese
Spesso serviti in abbinamento a piatti barbecue rappresentano un classico di chiara derivazione italiana, eppure gli italiani non lo riconoscono affatto come patrimonio gastronomico. Sappiamo per certo tuttavia, che furono gli immigrati inglesi a diffondere questo piatto negli Stati Uniti.
Ma come poté un piatto di pasta diventare popolare in Inghilterra? Il motivo si trova in un libro italiano medioevale del XIII secolo, intitolato liber de coquina. Il ricettario catalogava molte espressioni culinarie citando in particolare un piatto, il de lasanis, antesignano delle odierne lasagne. Un piatto realizzato alternando strati di sottili fogli di pasta quadrati, larghi pochi centimetri, con del formaggio stagionato grattugiato. Naturalmente il riferimento è al Parmigiano Reggiano, presente nelle lasagne alla bolognese. In Inghilterra si hanno tracce della ricetta, che poi si è diffusa per via del libro The Experienced English Housekeeper del 1769.
I Mac’n’cheese in Inghilterra
Inoltre, poco prima in Inghilterra si stampava con successo la prima enciclopedia venduta porta a porta. Un’opera che dava ampio risalto al termine pastaio, con cui s’intendeva un produttore di spaghetti. Il testo introdusse così la variante dei noodles (spaghetti), misti ad una besciamella molto liquida, realizzata con una base di cheddar. E probabilmente questa versione ha dato vita al concetto di Mac’n’Cheese. Esiste anche il Macaroni Pie scozzese, che però viene infornato.
La ricetta si è nei secoli molto raffinata con la tecnica di essiccazione della pasta fresca nei forni a legna. L’innovazione, oltre ad averla resa trasportabile in Italia, ne ha consentito l’esportazione in tutta Europa. Spostandoci in Canada, con il termine “macaroni”, con cui s’intendeva qualsiasi formato di pasta secca, diventò poi un vero e proprio fenomeno di costume. Il nome “Macaroni” venne infatti utilizzato per indicare una moda Dandy molto in voga fra i “nuovi ricchi”.
Maccheroni
Una moda che esibiva abiti eccentrici e un modo sfacciato di parlare o atteggiarsi. Nacquero addirittura dei “Macaroni Club”. La parola comparve anche nella celebre Yankee Doodle. Nel testo della ballata si racconta che il protagonista “ha attaccato una piuma al suo cappello chiamandola Macaroni”.
Il termine assunse un’accezione fortemente negativa. Divenne infatti sinonimo dei nostri “tamarro”, a indicare una caricatura degli italiani in realtà inesistente. In Canada il Mac’n’Cheese è un piatto oggi molto popolare. Le più raffinate abitudini francesi hanno, infatti, modificato la ricetta degli immigrati inglesi, avvolgendola in una crosta di pasta sfoglia e aggiungendo uovo e senape. Il Walrus, una rivista considerata come il Times, recentemente lo ha addirittura consacrato come il vero piatto nazionale del Paese. La leggenda più gettonata in America sulla loro diffusione però chiama in causa addirittura un presidente degli Stati Uniti.
Thomas Jefferson e Mary Rundolph
Si narra, infatti, che Thomas Jefferson, di ritorno da un viaggio in Europa alla fine del XVIII secolo, colpito da un piatto a base di spaghetti e formaggio, lo volle. Fece fabbricare una macchina per la pasta per poterla riprodurre. I formati allora più facilmente realizzabili erano quelli a pasta corta, in particolare i maccheroni. Poi una cugina di Jefferson, Mary Rundolph, pubblicò un libro di cucina di successo. Parliamo di The Virginia Housewife, in cui inserì questa ricetta. Tuttavia, fu mezzo secolo dopo, durante la Grande Depressione, che i Mac’n’Cheese divennero popolari. All’epoca la Kraft li inscatolò per farne dei pronto a cuocere. Era un piatto economico ma anche calorico e nutriente. L’azienda venne incontro ai bisogni di una popolazione in difficoltà.