Intervista a Simonetta Agnello Hornby, tra disabilità e diritto

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Simonetta Agnello Hornby tra disabilità e diritto

Intervista a Simonetta Agnello Hornby

A Londra da quando aveva 24 anni, Simonetta Agnello Hornby ha ormai fatto della capitale inglese la sua casa. Avvocato e scrittrice ha sposato un inglese e ha lavorato prima nella City e successivamente ha aperto uno studio (Hornby&Levy)  a Brixton, specializzato in diritto di famiglia. Il suo ultimo romanzo si chiama Nessuno può volare, la storia vera di suo figlio, malato di sclerosi multipla e del suo rapporto con la malattia.

Cosa l’ha spinta a trasferirsi a Londra?

Io ho sposato un inglese quindi sapevo che sarei tornata a Londra prima o poi. Dopo il matrimonio sono andata prima in America e poi in Africa, poi a Oxford per due anni. Mio marito lavorava a Londra, io volevo diventare avvocato e studiare a Londra. Mi sembrava logico tornare nella città dove avremmo vissuto.

La trova molto diversa rispetto alla Sicilia?

Londra è diversa rispetto a tutte le altre città del  mondo perché è una delle più grandi. L’Inghilterra non è diversa dalla Sicilia quanto si pensa. Per esempio in Inghilterra c’è tanta gente che viene a viverci. La Sicilia ha avuto invasioni e persone che arrivavano sempre mantenendo la propria identità. Tante volte penso che il Cockney è come il dialetto palermitano stretto che capiscono solo i palermitani ma non quelli della provincia.

C’è qualcosa che le manca della Sicilia, qualcosa che rimpiange e che vorrebbe?

Io non vivo mai di rimpianti. Se ho fatto cose sbagliate me ne pento, ma questo è un dolore non è un rimpianto. Non sento il rimpianto di quello che ho lasciato, se l’ho voluto lasciare.  Il mio punto fermo nel mondo è Monte Pellegrino senza cui mi sento male. I miei figli da soli si sono comprati una stampa ciascuno di questo luogo.

Intervista a Simonetta Agnello Hornby

Parliamo allora del suo ultimo libro, di cosa parla e perchè secondo lei vale la pena leggerlo?

Nessuno può volare, il mio ultimo libro, non è un romanzo, ma una storia vera, quella della malattia di mio figlio, di come l’ha vissuta lui e di come l’ho vissuta io. Io scrivo per informare gli altri per cui mi piacerebbe che la gente lo leggesse. Però è una scelta del lettore. Credo di portare in quel libro la disabilità a livello più approfondito perchè ho dovuto farlo io come madre di un disabile, ma soprattutto perchè nella famiglia di mia madre c’erano tanti disabili: una cieca, una cleptomane, papà aveva l’osteomielite, lo zio un po’ diverso, la zia zoppa che però erano trattati come persone normali, per cui non mi rendevo conto che fossero disabili. Poi ho scoperto con George e con il mio lavoro che i disabili sono considerati tutt’ora inferiori,  diversi. Spesso si ha paura di loro, non si gradiscono perchè non sono belli come vorremmo essere tutti e come vorremmo il mondo e si isolano a volte anche con il pietismo e l’interesse in loro. La Convenzione delle Nazioni Unite per i disabili ha solo venti anni, sono pochi.

Intervista a Simonetta Agnello Hornby

Secondo lei qua a Londra sono più avanti nella considerazione del disabile e nell’aiutarlo? E’ una città a prova di disabile?

Sono più avanti di Palermo e di tante città italiane. I londinesi sono commercianti sanno che i disabili comprano, vendono, lavorano. Bisogna pensare anche a loro. In realtà i disabili non piacciono, sono sgradevoli da vedere e dunque la gente non li vuole. Nei paesi in cui c’è un forte senso civico  ti accettano più facilmente, negli altri no.

E secondo lei cosa si potrebbe fare per cambiare questa concezione?

Parlarne, conoscerli. Isolarli è sempre sbagliato. In questo l’Italia è il primo paese al mondo che ha tolto i manicomi e le scuole italiane sono un modello per il mondo, per l’inclusione di tutti i ragazzi. E’ straordinariamente bello quello che c’è in Italia.
In Inghilterra è diverso è peggiore. Io ero presidente di un tribunale che si occupava dei bambini disabili perchè le scuole inglesi non hanno il dovere di ammetterli automaticamente, devono fare una richiesta specifica al provveditorato agli studi per un sussidio che permetta di prendere un insegnante di sostegno; i genitori chiedevano l’ammissione o le scuole chiedevano che si togliesse un bambino. Un sistema incivile.

Intervista a Simonetta Agnello Hornby

Nei suoi libri un’altra cosa importante sono le figure femminili. Secondo lei, rispetto all’Italia in cui la donna viene vista come madre di famiglia e siamo arretrati, a Londra prevale la donna in carriera o anche loro non sono poi così evoluti?

Credo che la donna inglese, la donna londinese non sia molto dissimile da quella di Palermo. Siamo sempre considerate in un certo senso inferiori. Di una donna forte si dice che ha le palle, che è una frase volgare  ma che dice tutto. Penso che da un certo punto di vista la donna/madre siciliana a casa domina forse troppo. Qui meno. Le uccisioni di donne in Italia e Inghilterra sono  circa 300. Le donne maltrattate sono purtroppo un numero enorme. Ora inizia in un modo pauroso l’uomo maltrattato. Per cui è la violenza che vince e non la bontà e il vivere insieme.

Simonetta vuole continuare la sua battaglia contro la violenza, sta infatti pensando a una serie di spettacoli su questo argomento perchè ancora non è conosciuto, capito, gestito bene.

Simonetta Agnello Hornby tra disabilità e diritto ultima modifica: 2018-06-12T06:35:48+01:00 da Chiara Pizzino

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