Shock culturale, la sindrome di chi si trasferisce all'estero - itLondra

itLondra

ITALIANI A LONDRA

Shock culturale, la sindrome di chi si trasferisce all’estero

Shock culturale

Si chiama “Shock culturale” ed è la sindrome di cui soffrono molte persone che per svariati motivi si trasferiscono a vivere all’estero. Si sviluppa sintomi quale ansia, disorientamento, fobie,  frustrazione, irritabilità.

Il termine shock culturale fu coniato per la prima volta da un’antropologa americana, la Dottoressa Cora DuBois  nel 1951.  Era riferita agli stessi antropologi che stavano a contatto per lunghi periodi con culture molto differenti dalla propria. Più avanti è stata ripresa ed individuata da un altro antropologo questa volta Canadese il Dr. Kalervo Oberg. Quest’ultimo allargò il significato a tutte le persone che vivevano all’estero, classificandola come vera e propria malattia professionale.

Era il 1954 e si era agli albori di questa diagnosi e quando lo stress di chi, volente o nolente era costretto a vivere all’estero  si manifestava,  era etichettato come “nostalgia“. Ma in realtà gli studi del Dr. Kalervo Oberg erano già ben delineati  e dividevano la malattia in quattro fasi.

-Luna di miele

-Crisi

-Assestamento

-Accettazione o adattamento.

Londra e lo shock culturale

Una cosa che mi ha incuriosito sin da subito dal mio arrivo in Inghilterra  che mi ha portato a fare ricerca e approfondire la questione ed era l’eccessiva irritabilità ed aggressività di molti miei connazionali. Unita inoltre a un senso di idealizzazione relativo a ciò che hanno lasciato.  Molto stupita da tutto ciò, mi sono resa conto che questo tipo di reazioni, insolite per noi italiani,  a cui andavo incontro, erano proprio riscontrabili nella sindrome da shock culturale.  Quando ho cominciato a porre domande a “colleghi” italiani su come si erano sentiti appena arrivati a Londra, invariabilmente mi hanno risposto che all’inizio è  stato abbastanza traumatico. La solitudine, la diffidenza, difficoltà a relazionarsi per via della lingua, insomma un forte stress. Indagando ho scoperto che era più diffusa di quanto pensassi. Infatti:

“I sintomi più comuni dello shock culturale comprendono: automisofobia, eccessive preoccupazioni riguardo al cibo, al bere o alla biancheria da letto, paura del contatto fisico con camerieri e inservienti, distrazione, senso di impotenza, frustrazione, stanchezza mentale, noia, irritabilità, rifiuto di imparare la lingua del luogo, eccessiva paura dell’essere imbrogliati, derubati o feriti, forte sentimento di nostalgia o desiderio di ritorno al Paese d’origine[6][7]. Tali sintomi, tuttavia, possono cambiare a seconda della persona interessata e della cultura del nuovo Paese.[8]”

Come gestire il disagio ? 

Niente di cui preoccuparsi, conoscendolo.  Il disagio di cui molti di noi possono soffrire sappiate che  è destinato ad assestarsi col passare del tempo, a volte solo qualche mese, dipende dal soggetto.  Nel secolo scorso i problemi relativi all’emigrazione erano di ben altra natura. Oggi l’emigrazione moderna  vede come nemico principale lo stress, ma la tecnologia di cui disponiamo ci aiuta moltissimo. I viaggi e le comunicazioni sono facili e veloci .  Rispetto ai patimenti dei nostri nonni che spesso non vedevano le proprie famiglie per anni, è un nemico oggettivamente  facile da sconfiggere.

shock

Cucinare aiuta a scaricare lo stress

Per noi, inoltre c’è  un’altra buona notizia ed è  che c’è luce in fondo al tunnel.  Questa sindrome oggi conosciuta e studiata vede esaurirsi nei  vari passaggi  (vedi sopra) l’ultimo, che per fortuna è l’adattamento,  in altre parole, il lieto fine.

(Fonte Wikipedia)

Shock culturale, la sindrome di chi si trasferisce all’estero ultima modifica: 2017-11-13T12:00:39+00:00 da Mara Austen Diamanti

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top